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L’Ascona Music Festival il
cui successo si riconferma ad ogni edizione,
dimostrato dal consenso del pubblico e
dall'apprezzamento della critica, festeggia il
suo settimo anno nella bellezza esaltante e
austera di Ascona, nella sua natura fiorita tra
i Monti e il Lago Maggiore.
Il festival nato nel 2010, dedicava la sua prima
edizione a Fryderyk Chopin e Robert Schumann dei
quali si celebrava l’anno del bicentenario della
nascita, dedica oggi la settima edizione ancora
a uno dei più grandi: FRYDERYK CHOPIN.
Vogliamo celebrare CHOPIN condividendo le parole
di Liszt:
”Le gioie, le consolazioni, le emozioni di
conforto che le creazioni della vera arte
risvegliano negli esausti, sofferenti, assetati,
o nei perseveranti e nei cuori credenti a cui
sono dedicate, sono destinate ad essere portate
in paesi lontani e in anni distanti, dalle opere
sacre di Chopin”
E ancora "Al posto di sforzarci tanto nel lavoro
per attirare uditori e compiacerli ad ogni
costo, cerchiamo piuttosto di raggiungere lo
scopo, come Chopin, di lasciare un eco celeste e
immortale di ciò che abbiamo sentito, amato e
sofferto!” Vita di Chopin di Franz Liszt
FRYDERYK CHOPIN in un imperdibile Ciclo di 3
Concerti di
Daniel Levy, acclamato
dalla critica internazionale come “uno dei
pianisti più importanti del nostro tempo”.
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Il Ciclo ha il prestigioso
Patrocinio della Società Chopin di
Varsavia.
Con Levy, il pianoforte ha una Voce simile al
bel canto che il compositore polacco ammirava in
Bellini e Donizetti, all’insegna del
romanticismo che cambia chi ascolta.
Anche quest’anno i concerti si svolgeranno nella
cornice della intima e superba acustica della
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo.
L’Ascona Music Festival presenta due compact
disc che saranno i CD di questa edizione. Due
impareggiabili registrazioni del pianista DANIEL
LEVY con opere di Chopin: Notturni, Walzer,
Polonaise Fantasie, Barcarolle e la Sonata N.2,
acclamati dalla critica internazionale.
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Chopin mi ha accompagnato sempre,
prima ancora di avvicinarmi al pianoforte per studiare.
Da molto piccolo, ascoltavo praticare lo Scherzo n.2 ed
alcuni Notturni, a casa si ascoltavano le registrazioni
di Arthur Rubinstein, Alfred Cortot e Vladimir Horowitz
e quei suoni magici mi permettevano d'immergermi in un
universo fantastico ma reale che trasportava la mia
immaginazione a luoghi e atmosfere lontane.
Era una compagnia pienissima con melodie amiche e che
incantarono la mia infanzia molto prima di iniziare a
suonare. Tutti avevano una venerazione particolare per
questo polacco unico ed universale, che dalla sua terra
dell'Aquila Bianca arrivò a conquistare i cuori del
mondo intero. Ed erano passati appena cent'anni dalla
sua scomparsa. I suoi grandi cultori, da Rubinstein in
poi, appresero il verbo virile di quest'uomo, e lo
comunicarono privo da ogni affettazione che per qualche
tempo si era impossessata dell'interpretazione della sua
musica.
Nella mia esperienza di studio e concertistica, accanto
a questa figura eccezionale che ispirò tanti musicisti,
due punti sono stati sempre vivi mentre approfondivo la
sua musica: il primo è che quando lui si riferiva al
suonare una musica, che noi chiamiamo 'play' o 'jouer'
in inglese e francese (giocare), lui invece chiamava
questo atto "dire la Musique", cioè dirla,
pronunciarla, parlarla, cantarla, sapendo che essa è un
Linguaggio dell'anima. L'altra cosa notevole che spesso
ripeteva era che "la Musica reale non si ascolta nei
concerti" e che lui non era fatto per i concerti,
che il pubblico lo intimidiva, e più testualmente, "mi
sento asfissiato dall'impazienza precipitata (del
pubblico), paralizzato dagli sguardi curiosi e muto
davanti a queste fisionomie sconosciute". Infatti
nei suoi scarsi 39 anni di vita offrì esattamente 30
concerti, tutto il contrario di quello che il marketing
commerciale moderno raccomanda a migliaia di pianisti
nel mondo, che Chopin rifiuterebbe anche ai suoi più
illustri allievi.
Lui stesso credeva che suonare senza lo spartito non
fosse un atto eroico per dimostrare la propria memoria,
come dopo volle Liszt inventando il recital, ma un atto
di umiltà e rispetto dell'interprete al compositore, che
deve avere davanti a sé.
Chopin adorò Cherubini, Bellini ed il 'bel canto', amò
Mozart e venerò Bach, di cui aveva sempre gli spartiti
del 'Clavicembalo ben Temperato' sul suo pianoforte.
Incantò col suo pianismo particolare i pochi
privilegiati che lo ascoltarono, in particolare i suoi
molti allievi, per cui suonava interamente sia le sue
composizioni che quelle di altri compositori, che
insegnava con estrema dedicazione e serietà.
Il segreto di come si doveva suonare con libertà e
fluidità quello che lui chiamò 'rubato', una
forma di esecuzione che proveniva dalla musica barocca,
dove l'elasticità e la struttura devono convivere, lo
descrisse Liszt con un esempio poetico, mentre insegnava
all’allievo Neilisov dicendogli: "Guardate questi
alberi, il vento scherza con le foglie, desta la vita in
esse, ma l'albero resta lo stesso: questo è il 'rubato'
chopiniano".
È con grande commozione che dedico allora questo ciclo a
Frederyk Chopin e a chi ascolta cercando l'elevazione
dei propri sentimenti, tanto importante in questo mondo
contemporaneo che necessita urgentemente la nascita di
un nuovo umanesimo, di cui la Musica sarà l'araldo
universale.
Daniel Levy
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