“Il mio pianoforte è per me ciò che la
nave rappresenta per il marinaio, il cavallo per
l’Arabo, anzi anche di più, finora è stato me
stesso, il modo di esprimermi, la mia vita. È il
depositario di tutto ciò che ha stimolato il mio
carattere nei giorni appassionati della mia
giovinezza. Gli confidavo tutti i miei desideri,
sogni, gioie e dolori. Le sue corde vibravano
alle mie emozioni e i tasti obbedivano ad ogni
mio capriccio. A mio giudizio detiene il primo
posto nella gerarchia degli strumenti.
Nell’ambito delle sette ottave include tutta
l’ampiezza dell’orchestra, e le dieci dita
bastano per ottenere l’armonia che è prodotta da
un insieme di cento suonatori…”
Franz Liszt
Da quando sorse la prima tastiera quale mezzo
indiretto di sfiorare le corde di uno strumento
musicale, la cui origine risale al XIV secolo,
la creazione estetica ed il contenuto degli
affetti, emozioni, pensieri ed intuizioni si
manifestarono con sempre più ampie e sottili
sfumature. Dalla spinetta al virginale, così
chiamato ‘perché come una vergine, suona con
voce dolce e tranquilla’, all’arpicordo,
clavicordo e clavicembalo, la tastiera e lo
strumento sono simboli dell’uomo ‘ben temperato’
nello spirito e nel corpo. Dessoucy paragonò il
mondo ad un grande clavicembalo, le cui corde
vibrando armoniosamente creano la varietà di
accordi presenti nella natura. L’uomo dotato di
intelligenza compie in piccolo, accordando il
suo clavicembalo, ciò che compie Dio accordando
il grande clavicembalo dell’Universo. Le scale e
le armonie ‘toccano gli animi e sollecitano le
passioni’.
In questo modo i musicisti creatori ed i geniali
artigiani costruttori di strumenti musicali,
cercarono in tutti i modi di rimpiazzare
ottimamente l’assenza del contatto sensoriale
con le corde, tramite un complesso meccanismo
che le facesse vibrare, servendosi nel tempo di
salterelli e punte di penne, fino ai martelletti
che percuotono e lasciano uno spazio vibratorio
per il suono puro. Da questa necessità ideale e
pratica nacque uno tra gli strumenti musicali
più completi ed espressivi dell’intimo, come
della potente energia orchestrale: il
forte-piano e dopo il Pianoforte. Lo stesso nome
che lo designa è un appellativo che indica una
qualità dinamica: il piano, il pianissimo ed il
forte e fortissimo. Nome che in sé non definisce
un simile strumento, di assai complesso disegno
architettonico e proporzioni auree, combinate
con una sapienza acustica e meccanica degna di
una ‘macchina’ sonora di migliaia di voci.
La devozione che i grandi della Musica
dedicarono al Pianoforte creato da Bartolomeo
Cristofori, dal 1698 fino all’attualità,
permisero la nascita delle più grandi opere
concepite dall’animo umano, concedendogli una
Voce, che negli ultimi secoli ha ispirato e
continua a nutrire e a dare conforto e bellezza
a milioni di esseri, di tutte le età e
latitudini planetarie.
Daniel Levy
Direttore Artistico dell’Ascona Music Festival.
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